intervengono
Roberto Lavanna, sociologo e direttore del CSV (Centro di Servizio al Volontariato) Foggia
Michele Paglia, presidente Centro Studi Diomede di Castelluccio dei Sauri (progetto di lettura in Alta Sicurezza del carcere di Foggia)

Il libro si compone di due parti: la prima raccoglie le storie dei detenuti della Casa Circondariale di Foggia; la seconda è dedicata all’esecuzione penale esterna, attraverso il racconto delle realtà del Terzo Settore segnalate da UEPE, l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna. ‘Colpevoli’ come la sentenza di condanna in Tribunale e quella, perenne, di parte della società, che non crede nella riabilitazione e nella rieducazione.

La prefazione è di don Luigi Ciotti.
“Queste pagine – scrive il Presidente di Libera – ci aiutano a ricordare che il carcere non è una terra marginale o un mondo a parte, ma un’eventualità nella storia delle persone. Scaturita certo da scelte sbagliate, di cui è giusto rendere conto, ma anche da opportunità negate, dall’assenza di alternative”.

La postfazione è stata affidata a Daniela Marcone, vicepresidente di Libera e figlia di Francesco Marcone, vittima innocente di mafia.

Annalisa Graziano ha rinunciato ai diritti d’autore. I proventi sosterranno attività nel carcere di Foggia.

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“Il libro è frutto di un lavoro collettivo – spiega Annalisa Graziano – e nasce da una lunga chiacchierata con il direttore della Casa Circondariale di Foggia, Mariella Affatato. Dopo l’esperienza della mostra e del volume fotografico ‘l’altra possibilità’, realizzati a quattro mani con Giovanni Rinaldi, ho pensato di raccontare la vita e le vite dentro. ‘Colpevoli’ è un viaggio nelle sezioni dell’Istituto Penitenziario foggiano, tra le celle, le aule scolastiche, i passeggi, nella cucina e in tutti i luoghi accessibili. È, soprattutto, la rivelazione delle storie che ci sono dietro i nomi e le foto segnaletiche cui ci hanno abituati la cronaca nera e giudiziaria. Non solo rapinatori, omicidi, ladri e spacciatori, ma anche uomini, padri, figli e mariti con storie che nessuno aveva ancora raccolto. ‘Colpevoli’ alcuni detenuti si sentono fino in fondo, altri in parte. Ma tutti si sono messi in discussione, raccontandosi e hanno ‘scritto’ alcune pagine insieme a me”.

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