Daniele Semeraro ospite del Fondo Verri. Il suo libro è tra i cinque scelti per il Premio Presidi del Libro di venerdì 1 e sabato 2 marzo, in tutta la Puglia (a Lecce presso la libreria Giunti).

“Essere testimoni di chi non ha voce” questo il sentimento che attraversa il lettore leggendo Ana Macarena, insieme ad una domanda: “Dove finisce la realtà e inizia la finzione nel tempo che viviamo?”. Non c’è limite all’orrore e la condizione umana è dentro il giogo della sorte: può andar bene, quasi sempre va male, il destino pare segnato per chi nasce e cresce nella marginalità, allevato alla disillusione, compagna la paura che scorda ogni possibile speranza. Così è per Ana Macarena protagonista, magistralmente raccontata da Daniele Semeraro nel romanzo edito da Castelvecchi. Un omaggio al “reportage narrativo” estremizzato nel lavoro di Daniele Semeraro, nel continuo e incessante divenire della narrazione che “paradossalmente” ma allo stesso in maniera profondamente credibile traccia la mappa della disperazione e dello sfruttamento. La storia di Ana è la storia di tante e di tanti. Disperati, migranti, sfruttati: “la loro storia è la Storia del mondo. Una storia di guerre, di esodi, di solitudine, di abbandono (…) una storia senza pace”. Una storia in cerca di testimoni per tentare una manovra tesa alla felicità.

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Ana nasce e vive nelle fogne di Bucarest sotto l’ala protettiva di Bruce Lee, ambiguo capo della numerosa comunità di orfani che dagli anni Novanta, dopo la caduta di Ceausescu, popola le viscere della capitale rumena. Da qui comincia il suo viaggio verso l’Italia alla ricerca di Marian, suo fratello, piccola vittima del mercato della prostituzione minorile a Milano. Schiava dei caporali, Ana annota con puntigliosa precisione il suo passaggio nelle campagne pugliesi e la sua permanenza in Sicilia, alle dipendenze di uno spietato “padroncino”. Tra lei e il ricongiungimento con Marian, l’intervento di Cenzo, ricco albergatore fiorentino che, forte di una personalità narcisista e manipolatrice, finisce per legarla a sé facendo leva sulle sue fragilità. Le violenze fisiche e psicologiche sono attenuate dalla presenza-assenza dell'”ombra goffa”, figura poetica e unico appiglio nella galassia dei poveri disperati che gravitano attorno allo squallido e grottesco mondo di Cenzo. Nella sua testimonianza, la lotta di Ana per la vita, la sua ricerca della felicità.

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